Notizie d'olio

Quali sono le migliori verdure di stagione per preparare delle zuppe davvero gustose?

Notizie d'olio

Quali sono le migliori verdure di stagione per preparare delle zuppe davvero gustose?

di Vincenzo Padova il gen 21 2023
Le zuppe invernali sono il comfort food per eccellenza. Con l'arrivo del freddo, non c'è nulla di meglio che riscaldarsi con una tazza di zuppa calda e nutriente. Ma quali sono le migliori verdure di stagione per preparare delle zuppe davvero gustose? E come può il nostro olio extravergine di oliva "Casa Rossa" contribuire a un'esperienza unica di gusto e genuinità? Per preparare delle zuppe davvero deliziose, è importante utilizzare verdure di stagione. Tra le verdure più adatte per le zuppe invernali troviamo la zucca, i porri, le carote, i cavoli e i broccoletti. Queste verdure sono ricche di vitamine e nutrienti essenziali per il nostro corpo durante la stagione fredda. La zucca, ad esempio, è ricca di vitamina A e di antiossidanti, ed è perfetta per preparare una zuppa di zucca e porri dal sapore dolce e delicato. I cavoli e i broccoletti, invece, sono ricchi di vitamina C e di calcio, e sono perfetti per preparare una zuppa di patate e carote dal sapore deciso e rustico. Ma come può il nostro olio extravergine di oliva "Casa Rossa" contribuire a un'esperienza unica di gusto e genuinità? L'olio di oliva è un ingrediente essenziale per preparare delle zuppe davvero gustose. Aggiungendo una generosa quantità di "Casa Rossa" alla fine della cottura, si potrà dare un tocco di sapore in più alle vostre preparazioni. La sua fragranza e la sua leggera nota  amarostica sono un elemento distintivo e importante per esaltare il sapore delle verdure utilizzate. In conclusione, per le zuppe invernali utilizzare le verdure di stagione e il nostro olio extravergine di oliva "Casa Rossa" significa impiegare ingredienti chiave per creare dei piatti gustosi e sopra tutto nutrienti. Vi invitiamo a realizzare anche con creatività le migliori zuppe possibili e a scoprire come il nostro olio extravergine "Casa Rossa" può contribuire a un'esperienza unica di gusto e genuinità.     Regenerate response
Tra le essenze mediterranee

Notizie d'olio

Tra le essenze mediterranee

di Vincenzo Padova il mag 26 2022
Da tempo si sa che la dieta mediterranea ha un effetto positivo sulla salute e ora anche numerose prove scientifiche lo confermano. I risultati di diversi studi indicano infatti che lo stile alimentare mediterraneo potrebbe essere la chiave per la longevità.
I Colori dell’olio di Oliva

Notizie d'olio

I Colori dell’olio di Oliva

di Vincenzo Padova il mar 05 2022
Avete fatto caso a quanti diverse gradazioni di colori d’olio esistono? Dal verde profondo passando per il giallo arrivando, qualche volta, ad un colore così chiaro da sembrare quasi trasparente. L’olio non ha un unico colore e soprattutto il colore non determina la bontà del prodotto. Semmai ne identifica la differenza gustativa e il tipo di cultivar, la provenienza, la quantità di clorofilla, il livello di caroteni, il terreno sul quale sono state coltivate le olive e il loro stato di maturazione. Ritenere che il colore più o meno intenso dell’olio stabilisca la qualità dell’olio stesso è dunque una falsa credenza. A conferma di quanto il colore possa essere ininfluente in questo senso, pensate che durante i panel test l’olio viene posto in bicchieri scuri così che la tonalità non ne determini la sua valutazione. Piuttosto, torbidità e limpidezza sono elementi da tenere in considerazione quando si parla della qualità e del colore dell’olio. Caratteristiche che oltre a determinarne una tonalità più scura o più brillante, identificano se vi è stata o meno la filtrazione del prodotto. Anche in questo caso, i consumatori sono abituati a pensare che l’olio torbido sia più genuino e meno raffinato. In parte è vero, ma purché rispetti alcune condizioni. Una fra tutte, il tempo di conservazione. Questo perché l’olio grezzo, se non consumato in un breve periodo, potrebbe dar vita alla formazione di depositi sul fondo e dunque alla fermentazione degli stessi. Circostanza da evitare. Il motivo è legato alla quantità di acidi presenti nell’olio. Ad esempio, gli oli del Mediterraneo e soprattutto quelli italiani, hanno un’alta concentrazione di acidi monoinsaturi che permettono alle microparticelle di acqua di rimanere in sospensione più a lungo determinando meno formazioni indesiderate. Situazione contraria per gli oli tunisini. Vediamo ora quali sono i diversi elementi che contribuiscono a definire i colori dell’olio. Carotene e clorofilla Sono sostanze naturali che “colorano” l’olio d’oliva durante la trasformazione. Le prime virano dal giallo al rosso/arancione, mentre le seconde hanno una colorazione verde. Oltre a determinarne il colore, questi pigmenti sono utili per la conservazione dell’olio e per la loro azione antiossidante. Spesso entrambi sono usati strategicamente dai produttori per rendere l’olio più attraente agli occhi dei consumatori. Parliamo soprattutto della clorofilla sintetica, aggiunta durante la spremitura dell’oliva per far sì che l’olio acquisti un colore verde brillante. Altra pratica messa in atto per giungere al medesimo colore è l’uso delle foglie d’ulivo (che contengono clorofilla) nella frangitura. Il risultato è una sfumatura accattivante a discapito del gusto che rimane molto più amaro. Caroteni e clorofille sono direttamente collegati anche allo stato di maturazione delle olive che vengono utilizzate. Troviamo alti livelli di clorofilla nelle olive poco mature. L’olio giovane è quindi molto verde. Colore che però varia con il passare del tempo a causa del deterioramento della clorofilla stessa. Il sopravvento è così preso dai caroteni che sfumano di giallo e di oro l’olio. Cultivar Anche la varietà agraria influisce sulla colorazione. Solo in Italia si contano più di 500 diverse cultivar. A seconda della tipologia d’oliva, la spremitura avviene secondo diversi momenti di maturazione. Due tipologie tipiche pugliesi sono la Coratina e la Ogliarola. La prima, essendo spremuta all’inizio della maturazione (dove il livello di clorofilla è maggiore), regala un olio di colore verde intenso. L’Ogliarola invece presenta un colore giallo oro con leggere sfumature verdi. In centro Italia, più precisamente in Toscana e Umbria, la cultivar più diffusa è quella del Moragliolo. Il colore dell’olio derivante da queste olive è verde con diversi gradi di intensità. L’oliva Taggiasca, tipica ligure, viene raccolta durante la sua piena maturazione per cui l’olio che ne deriva è tendente al giallo paglierino. Di norma, l’oliva giovane restituisce un olio più verde rispetto ad un’oliva matura, che invece dà vita ad un olio più giallo. Questo perché solitamente è verde la colorazione del frutto non ancora maturo. Area geografica: clima e terreno Il tipo di cultivar è collegato anche al terreno e al clima dell’area geografica in cui le olive vengono coltivate. Umidità, piogge, temperature e suolo incidono particolarmente sulle tonalità dell’olio. Il clima mite del nord dà origine a cultivar per oli dal colore giallognolo. Il centro Italia accoglie le coltivazioni di olive sulle colline e ai piedi delle montagne avvolte da un clima temperato e mitigato dal mare da dove ne deriva un olio più verde. Il sud Italia presenta un clima secco e caldo con terreni argillosi e calcarei, ottimi anch’essi per gli oli dal colore verdi. Lavorazione La prima distinzione importante la troviamo tra olio raffinato e olio non raffinato. Tonalità artificiali, troppo brillanti o troppo spente sono un primo indizio. Attraverso le alte temperature della raffinazione, l’olio perde il suo classico colore virando verso una tonalità più chiara, a volte tendente al trasparente. Spesso quest’operazione è effettuata anche per ottenere un maggior volume di prodotto. Ovviamente la qualità è minore rispetto agli oli non raffinati. Come dicevamo pocanzi, anche il grado di maturazione incide sul colore. Olive mature olio color giallo, olive non mature olio color verde. Spesso però le olive sono spremute quando sono completamente mature, pur perdendo parte delle proprietà organolettiche, perché la resa delle olive non mature può essere inferiore al 50%. Conservazione Abbiamo già parlato di come la conservazione possa mutare l’aspetto dell’olio in termini di torbidezza e residui. Ma non solo. Anche il colore risente delle modalità di preservazione dell’olio. Vi siete mai chiesti perché le bottiglie dell’olio sono di colore scuro? Per proteggere il contenuto dall’esposizione solare. Sole e calore, oltre a imbrunire il colore dell’olio, incidono sulla composizione chimica causandone un irrancidimento ossidativo. Al contrario, il troppo freddo potrebbe causare macchie color bianco. In questo caso il prodotto non subisce danni rispetto alla qualità. Le tracce bianche sono dovute ai trigliceridi che compongono l’olio (nello specifico di acido palmitico e stearico). Riportando l’olio a temperatura ambiente i pallini bianchi tenderanno a sparire. Il consiglio è quindi di consumare l’olio entro i 12/18 mesi dall’estrazione, lontano dal sole e fonti di calore, ad una temperatura tra i 13° e i 17°. Fonte: olioevo.eu
Pasta, olio e vino: è vero boom per l'export del cibo made in Italy

Notizie d'olio

Pasta, olio e vino: è vero boom per l'export del cibo made in Italy

di Vincenzo Padova il feb 28 2022
L'export agroalimentare nel 2021 ha raggiunto livelli record attestandosi sopra i 50 miliardi di euro (nel 2015 era poco sopra i 30 mld), grazie a una crescita a valore del 15% rispetto al 2019 e dell'11% sul 2020 AGI - "Più cibo italiano sulle tavole di tutto il mondo. L'effetto della pandemia, nei due anni tra 2020 e 2021, ha consentito all'agroalimentare made in Italy di incrementare la propria presenza meglio di quanto abbiano fatto molti avversari commerciali". È quel che sottolinea l'incipit di un servizio del nuovo numero del settimanale economico del Gambero Rosso, "TreBicchieri", dedicato all'agrifood. Nel ripensare all'incredibile blocco delle merci italiane alle frontiere con l'esplosione della pandemia, nel 2020. La testata calcola invece che il mondo abbia scelto proprio il made in Italy quale prodotto di qualità. Superstar delle esportazioni sono stati prodotti come la pasta, l'olio extravergine d'oliva, i formaggi, il vino, quest'ultimo definito come un "vero alfiere e protagonista" di una performance che lo ha portato a totalizzare bel oltre i 7 miliardi di euro. Tant'è che la sesta edizione del forum Agrifood monitor promosso da Nomisma con Crif, sistemi di informazioni creditizie, parla addirittura di performance "sorprendente" per il settore dell'agroalimentare. Specie nel corso del 2021, che sara' ricordato come "un anno straordinario per l'export italiano" secondo il giudizio di Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma, a suo avviso proprio "grazie ad una crescita che ha coinvolto tutti i prodotti, portando a incrementi della quota di mercato dell'Italia in molti mercati mondiali". Nel dettaglio, i dati dicono che il nostro Belpaese ha visto aumentare nel corso del 2021 e rispetto al 2019 il suo peso a valore all'interno dei più importanti Paesi importatori, passando da 15,4% a 16% in Svizzera, da 7,8% a 8,7% in Germania, da 8,3% a 8,7 % in Francia, da 5,6% a 6,3% in Uk, da 4,4% a 4,7% in Australia, dal 3,1% al 3,5% in Russia. Stabili gli Usa (3,5%) mentre si perde qualcosa nel rapporto con la Cina, che passa dal 2% all'1,9%, soprattutto perché i cinesi, che hanno incrementato l'import in periodo pandemico di oltre il 45%, hanno acquistato in prevalenza commodity agricole, che non rappresentano il core business italiano, fatto invece di prodotti trasformati e lavorati. Ma passando dalla suddivisione percentuale ai dati assoluti, il quadro complessivo è questo: l'export agroalimentare nel 2021 ha raggiunto livelli record attestandosi sopra i 50 miliardi di euro (nel 2015 era poco sopra i 30 mld), grazie a una crescita a valore del 15% rispetto al 2019 e dell'11% sul 2020. I prodotti che hanno fatto da traino sono stati vino, salumi e formaggi. Il vino si conferma il bene italiano in assoluto piu' esportato, con una quota del 14% e un incremento a valore del 12,7% sul 2020 e del 10,3% sul 2019. Pertanto l'Italia, nell'agrifood, ha fatto meglio di altri importanti Paesi europei, come Francia e Germania, rimasti sotto il 10% (con crescite rispettive di +8% e +4%). Il nono posto, invece, l'Italia se lo aggiudica per valore dell'export agroalimentare mondiale, in una classifica che vede ai primi 5 posti gli Usa (148,6 mld), i Paesi Bassi (103,1%), il Brasile (83 mld), la Germania (75,4 mld) e la Francia (68,3 mld). E tra 2019 e 2021 chi ha fatto meglio del Belpaese sono paesi come il Canada, il Brasile, gli Usa, cresciuti di oltre il 20%. Ora però si guarda con molta apprensione al fronte russo-ucraino e al conflitto in corso, anche perché se da un lato la performance dell'Italia è stata ottima, dall'altro abbiamo sì incrementato le esportazioni, tuttavia le imprese vedono ridursi i margini economici a causa dell'effetto dell'aumento dei costi, in prevalenza di quelli energetici, cresciuti di circa cinque volte. Dichiara al settimanale economico del Gambero Rosso il presidente del Comitato scientifico di Nomisma ed europarlamentare Paolo De Castro, rispetto alla guerra in Ucraina: "Eventuali sanzioni nell'agroalimentare in Russia genereranno difficoltà sia dirette, come i blocchi sull'export, sia indirette, nel senso che quei Paesi che perderanno un'importante via di sbocco come la Russia riverseranno nei confini Ue i propri prodotti". In ogni caso, ora con la guerra in Ucraina si attendono conseguenze devastanti per tutti, soprattutto perché il conflitto arriva dopo due anni di una pandemia globale, che ha già messo alla prova la resistenza e le economie di tutti i Paesi. Fonte: agi.it
Io l'olio buono non lo compro!

Notizie d'olio

Io l'olio buono non lo compro!

di Vincenzo Padova il set 06 2016
Ci arrendiamo tanto l’olio vero non lo compra nessuno o cambiamo strategia perchè tanti possono comprarlo? Una spassosa, divertente, ironica e anticonformista analisi di Maurizio Pescari A volte, nella continua ricerca della ‘strada maestra’, quella utile a disegnare un futuro reale per l’olio extravergine di oliva di qualità, mi fermo davanti ad un interrogativo: ma l’olio buono, chi lo compra? L’analisi di Alberto Grimelli della scorsa settimana (leggi qui), ha dimostrato conti alla mano i termini reali dell’acquisto e che non si tratta di una questione di ‘portafoglio’, ma di ‘testa’ ed io aggiungo, di ‘abitudine’. Ma allora, se chi non ha i soldi non compra perché non può e chi ha i soldi non compra perché non sa, o non vuole, questo benedetto olio vero, chi lo compra? Chi sono questi scellerati che vanno al frantoio e decidono di spendere 10 euro per un litro di olio vero o, allo stesso prezzo, prendono una bottiglia da mezzo litro in oleoteca o in gastronomia? Te la do io L'Africa Mi viene in mente una storiella che ebbe a raccontarmi un maestro del marketing e che voglio condividere qui: Un’azienda calzaturiera italiana, desiderosa di sviluppare il proprio mercato, decise di inviare due dei suoi venditori in un paese dell’Africa, (non in quella evoluta di oggi, ma in quella povera, che ancora noi immaginiamo…). Dopo pochi giorni uno dei venditori telefona in azienda e sconfortato dice: “Io torno a casa, qui le scarpe non le mette nessuno, è inutile perdere tempo”. Il giorno seguente, l’altro venditore telefona in azienda, ma il tono è diverso: “Venite tutti qui, le scarpe non ce l’ha nessuno…”. Direte, ma l’olio che c’entra? C’entra eccome! Al di là della dimostrazione evidente che a fare la differenza è la ‘testa’ del venditore e non il prodotto, mettere l’olio vero al posto delle scarpe, aiuta a chiarire un po’ le idee. Dati, non parole Se è vero che il mercato italiano dell’olio è per il 3% di olio extra vergine di oliva di qualità e che gli oli a Denominazione di Origine occupano il 2,7% di quel 3% (…nulla), quel 97% che acquista olio al di sotto dei cinque euro al litro (di cui il 70% in promozione nei supermercati), non è difficile accostarli a quelli che in Africa non hanno le scarpe. Cosa facciamo allora? Ci arrendiamo tanto l’olio vero non lo compra nessuno, o cambiamo strategia perchè tanti possono comprarlo? Facciamo due conti, una famiglia che dedica tempo e denaro alla sua alimentazione, dovrebbe consumare una bottiglia di olio buono alla settimana. 52 settimane, 52 bottiglie. Ma quali sono le persone attente all’alimentazione, al punto da pagare la qualità che portano sulla tavola? Chi compra l'olio? Pur rispettando le eccezioni, non penserete mica che l’olio vero lo acquistiamo noi, giornalisti del settore? Anch’io, grazie alla generosità dei produttori, ho sempre la dispensa ben fornita. O i blogger ‘dilettanti’, quelli per intenderci che telefonano e dicono: “Se mi mandi sei bottiglie ti scrivo un articolo…”. O gli esperti? Quelli che insegnano, che distribuiscono saperi e sapori? O i medici nutrizionisti? O le migliaia di soci delle tante associazioni gastronomiche che popolano il Belpaese, quelli delle accademie, delle confraternite, gli assaggiatori di questo o quello? I maestri di …, gli allievi di …, quelli che ho mangiato da…; insomma tutta quella pletora di esperti generalisti sulla cui tavola c’è sempre la pasta di “X”, la carne di “Y”, il vino di “Z”. Come pretendere che un sommelier acquisti del vino in enoteca? L’avete mai visto? Il tutto logicamente, fatte le debite eccezioni… Lo faccio ma non lo compro E poi, non penserete mica che l’olio buono lo acquistino i produttori? Lo avete mai visto un produttore di olio acquistare l’olio di un altro? No. L’altro, è un concorrente, mica un compagno si sventura… Loro, i produttori, nella stragrande maggioranza dei casi, conoscono – purtroppo – solo il loro di olio e rimangono chiusi in esso. Solo le aziende più evolute, i produttori senza legami con il passato, crescono perché hanno capito che per crescere bisogno capire cosa fanno gli altri. Ebbene, se tutti questi acquistassero 50 bottiglie di olio all’anno, il problema sarebbe risolto. Invece no, il problema esiste e per fortuna ci sono i consumatori italiani (2,7%) e quelli esteri che hanno un approccio diverso alla qualità ed al prezzo della qualità. Un Paese strano Che Paese strano il nostro. Non compra l’olio vero nemmeno chi dice o scrive agli altri di comprarlo… Un mondo talmente strano dove – tanto per buttarla in politica – le cose giuste le sanno fare solo coloro che sono all’opposizione…, che in quanto opposizione però non possono farle, ma che non le faranno nemmeno quando saranno ‘maggioranza’ ed avranno l’opposizione ad indicarle… Pensate: “Questo ha bevuto…?”. No, non bevo da venti giorni e metto gli oli più buoni su riso, insalata e pomodori. Sarà per questo? Ben tornati e buon lavoro…